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Posts Tagged ‘Arcetri’

Non siamo più abituati a guardare il cielo. Specialmente quando lavoriamo e dormiamo nelle nostre città. Ma sopra di noi, anche sopra le nuvole, anche sopra lo smog di Firenze, splende un cielo di mille e mille astri lucenti, che un tempo guidavano i passi, aprivano strappi sul futuro oppure semplicemente rallegravano le notti dei nostri bisnonni. “Seconda stella a destra… questo è il cammino e poi dritto fino al mattino” dice la bella canzone che racconta “L’Isola che non c’è”, come se una vera strada, con angoli e incroci, riproducesse in un infinito altissimo quelle che calpestiamo sulla terra. Un’isola troppo bella per esistere davvero, eppure così troppo bella da sperare che esista, in alto in alto sopra di noi. Perché se alziamo lo sguardo, se riconquistiamo le nostre notti stellate potremmo anche riuscire a ritrovare le favole che illusero gli antichi, attraverso i miti che poi altro non sono che traduzioni poetiche di saggezza e praticità.

Orione è la più bella costellazione del nostro cielo invernale. Il mito lo vuole cacciatore, figlio del dio del mare Poseidone; si vantò con Artemide di saper uccidere con l’arco qualsiasi animale e di essere per questo invincibile. La dea lo punì facendolo pungere a morte da uno scorpione. Presunzione avventata e che ogni arciere di tutti i tempi sa di dover evitare. Tirare con l’arco è sempre una sfida con se stessi e con le proprie fragilità e credersi invincibile è il peggiore dei nostri nemici segreti. Alzando gli occhi lo vediamo lì, in mezzo al cielo, grande, lucente, due trapezi che si toccano, uniti dalle tre stelle della “Cintura” e un poco più a ovest un’altra fila di stelle arcuate che ci piace immaginare come un arco da caccia imbracciato da Orione. Se una notte d’inverno, sfidando il freddo, riusciamo a salire verso Arcetri, sulla collina del Poggio Imperiale a Firenze, non a caso vicino alla casa che abitò Galileo Galilei, potremmo avere la fortuna di incontrare gli astronomi che lavorano all’Osservatorio e farci raccontare il cielo con gli occhi della scienza.

“Gli astronomi, dicono loro, hanno il compito di osservare, contare e archiviare. Niente altro.” (Come fosse cosa facile!). Intendendo così prendere garbatamente le distanze dalla fantasia un po’ romantica che la gente comune si porta dietro guardando il cielo, pensando ai miti classici o all’astrologia dell’oroscopo. E invece, come per una alchimia rigorosamente matematica, la poesia riesce comunque ad affacciarsi seducente, come facesse l’occhiolino, attraverso le parole dei nostri bravissimi astronomi di Arcetri, che ci raccontano il cielo, innamorati del proprio mondo scientifico, con gli occhi sempre in su, su mondi perfetti di luce infinita, di tempi immisurabili, di distanze impossibili, fatte di “anniluce”, comprensibili solo con la forza della fantasia.

 

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